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Nell’antichità, sui lidi dell’Italia meridionale, approdò, in cerca di fortuna e di una nuova patria, il greco Enea, già principe di Troia, che con famiglia e compagni d’impresa, fu costretto a fuggire via mare, in tutta fretta e senza guardarsi indietro, da Ulisse, vincitore di una guerra epica. Per certi versi, siamo tutti figli di quell’Enea, dal passato tormentato. Altri tempi, altre storie. Tuttavia, nel lontano 1976, ebbe inizio la mia avventura fuori dai confini dell’Italia, esattamente in Svizzera, ospite di un carissimo amico e compaesano. La mia prima tappa fu la bella città di Basilea. Purtroppo, non ebbi la fortuna di trovare subito un lavoro, ma considerata la vicinanza geografica con la Germania, e grazie a qualche vecchia conoscenza, mi spostai nella cittadina di Lörach dove fui assunto come dipendente presso un’azienda di manutenzione autostradale che offriva, oltre ad un salario tollerabile, un alloggio dignitoso e arredato. Questo periodo lavorativo si protrasse sino alla fine del 1977, quando decisi di ritornare in Italia e prestare il doveroso servizio militare. Nel settembre dell’anno 1980, poi, mio fratello Francesco, già residente in Svizzera dal 1978, mi procurò un contratto di lavoro stagionale come muratore. Anche qui l’azienda offriva un alloggio ai propri dipendenti. Successivamente, sempre insieme a mio fratello, senza incontrare importanti difficoltà, trovammo un comodo appartamento nella sfavillante città di Zurigo.
Affacciato alla piccola, caratteristica, finestra della camera, a contare i glaciali fiocchi di neve che carezzavano l’asfalto, fin da subito compresi che questo paese offriva l’occasione di esprimere al meglio le mie capacità. Fu così che quattro anni dopo, seguendo con sacrificio corsi di studi serali, necessari, vantaggiosi e pertinenti, raggiunsi il mio primo traguardo diventando capo cantiere. Con il pensiero costantemente rivolto al tricolore, devo ammettere che mi trovavo molto bene in Svizzera. Pareva, a volte, di vivere in un centro abitato confinante con quello delle mie origini. L’ambiente circostante mi concedeva sicurezza, calore indispensabile e le fondamenta ideali per esternare, al meglio, la mia indole imprenditoriale. Pertanto, nel 1985, decisi di cominciare la mia scalata, da autonomo, unitamente ad un socio che abbandonai, dopo qualche anno, per insistenti disaccordi caratteriali. Dopo un periodo di transizione, decisi di fondare la SSI “Service System Intergroup Srl” nel settore delle pulizie e manutenzioni. Due anni dopo, visti i buoni risultati ottenuti dall’azienda, la trasformai, con le medesime finalità strutturali, in una società per azioni la “SSI Service System Spa”. Non ancora soddisfatto, decisi di espandere l’azienda su tutto il territorio elvetico rinominandola quindi “SSI (Schweiz) Spa”. Inoltre nel 2009, sono stato eletto, all’unanimità, Presidente dell’Associazione Imprenditori Italiani in Svizzera, denominata Assoii-Suisse, un’importante gruppo d’imprese capace di produrre un reddito straordinario. Sempre con l’attenzione rivolta al mondo dell’imprenditoria italica, ho fissato come unico obiettivo aiutare, concretamente, le imprese che intendessero confrontarsi in modo costruttivo con il mercato globale, deliberando, a tal fine, una linea comportamentale, di seguito sintetizzata, capace di onorare il gonfalone da cui provengo.
In effetti, l’attività associativa si occupa, prima di tutto, di tutelare al meglio i valori delle imprese associate assistendole e rappresentandole nei meandri delle istituzioni pubbliche, le organizzazioni economiche, sindacali, politiche e sociali. Poi, valendosi dell’insegnamento di figure professionali di alto profilo morale, è impositivo favorire la crescita delle attività imprenditoriali e promuovere, con ogni mezzo suggerito dalla legalità, la diffusione della cultura d'impresa. Provvedere, supportati dagli strumenti più moderni, all'informazione globale, fornendo dati riferiti ai mercati e comunicazioni tempestive di carattere generale, quindi offrire consulenza alle imprese associate, facendosi carico, senza nulla tralasciare al caso, di tutte le tematiche connesse al mondo imprenditoriale. Sempre, e comunque, di comune accordo con le periferie, sviluppare e programmare servizi sulla base delle esigenze reali enunciate dalle imprese. Stipulare accordi ufficiali e convenzioni in nome e per conto delle imprese associate, altro fiore all’occhiello degli obiettivi di Assoii-Suisse, garantisce loro un’ottima tranquillità commerciale. Occuparsi della nomina di propri delegati, provati e meritevoli, nelle organizzazioni e nei comitati pubblici o privati, che ne prevedano l’intervento, e sostenere la realizzazione di nuclei conoscitivi laddove tale forma d’intromissione sia ritenuta essenziale o adeguata. Ritengo basilare favorire il rapporto tra le imprese associate per l'apertura del dialogo, lo studio e la soluzione di problemi d’interesse comune, ed inoltre per la messa in opera di accordi economici. E’ di grande attualità, considerato il noto, particolare, momento d’inquietudine generale, pur alla presenza reale di una debole ripresa, proporre e realizzare studi e ricerche di approfondimento, formazione, dibattiti e convegni su temi economici, sociali e istituzionali di partecipazione globale, oltre che su contenuti specifici relativi ai vari settori operativi degli associati.
Per conseguire un buon profitto è necessario promuovere progetti, sul territorio elvetico, dove è ubicata la sede centrale dell’associazione, ma è altresì doveroso valicare il confine, spaziando tra le aree in espansione che assorbono lavoro e corrispondono utili, da riservare allo sviluppo graduale dell'attività imprenditoriale.
Cingendo la globalizzazione, in ogni sua sfaccettatura, è vitale facilitare la collaborazione tangibile, organizzando incontri periodici, tra i propri associati e tra costoro e altre imprese, anche di diversi territori, accettando qualunque proposta valida al fine di rafforzare la solidarietà. Nonostante tutto, ricordo ancora, quasi come fosse ieri, l’angoscia e le incertezze provate i giorni prima della partenza. Ero fortemente all'oscuro della considerevole esperienza che stavo per fare, pressoché disorientato.
Forse, arrivare in un paese dove non conosci nessuno, può sembrare difficile, quasi impossibile trovare una luce amica; ma non è così, basta essere semplicemente se stessi, aperti di animo e mente e tutto può diventare familiare, bendisposto e, per certi versi, divertente. E’ amaro dire arrivederci a quelle strade e quei vicoli che per mille volte hai percorso e conosci come le tue tasche, compiere l’ultimo giro nei tuoi locali abituali, dove lavoravi o trascorrevi del tempo con i tuoi amici, forse l’unico punto d’incontro. Infine, non saper come accomiatarsi da tutti quei ragazzi che, come te, hanno vissuto e sognato mondi migliori, tessuto speranze, gioie, delusioni, ansie e timori, in breve giungere a singhiozzare nel pronunciare un addio, oppure un arrivederci.
Tuttavia è necessario ammettere che un viaggio fuori dalle mura domestiche può costituire la ricerca della conoscenza di se stessi per comprenderequanto si è vivi e capaci di affrontare le sfide quotidiane. Recarsi all’estero per lavoro, o in cerca di fortuna, è un gesto importante, caratterizzato dalla meraviglia per essere catapultati in un posto differente, con una dissomigliante cultura, spesso l’opposto di quella trovata. Ecco, allora, la naturale curiosità di voler apprendere una nuova lingua, novelle consuetudini e conoscere persone sempre con la sana voglia di battersi totalmente con questa celata realtà e cogliere ogni possibilità che può offrire. Di certo, i problemi non mancano soprattutto per chi ha sempre vissuto in famiglia, per chi non è mai stato in un paese forestiero, ma grazie alla straordinaria disponibilità delle persone che incontri, unita all’innato senso educativo e rispetto reciproco, qualunque emergenza, alla fine, si presenta facilmente risolvibile.
In conclusione, ritengo sia tempo, e per certi versi forse già tardi, di occuparsi dei giovani che sono il futuro del Paese, e considerato l’allargamento dei confini, dell’Europa. Noi capitani d’impresa lo faremo in prima persona: solleveremo la testa, guarderemo lontano per vedere oltre, osserveremo per loro, non ci fermeremo alla superficie percepibile, ma tenteremo di allargare gli orizzonti, conquistandoli. In un momento importante per tutti i giovani italiani ed europei, è a loro, oggi, che desideriamo, particolarmente, rivolgere le nostre attenzioni, a chi studia per approfondire sane conoscenze ed equilibri, a chi si è, appena, laureato con merito, a chi cerca un buon lavoro, a chi, con inventiva e coraggio, avvia un’impresa. E’ doveroso che le nuove leve generazionali si muovano da primi attori della loro vita, da cittadini consapevoli, invece che da figli bisognosi di coperture e protezione. Occorre metterli concretamente nella condizione di ottenere un compito importante nella società corrente, avvalendosi delle loro stesse forze, intelligenze e creatività. Non ci arrendiamo certo dinanzi ad un’economia instabile, che annovera il costante abbandono di gran parte delle progettazioni idealizzate, contribuiamo, al contrario, con risorse palpabili, facendo in modo che l’Europa divenga un Paese giovane, per giovani. Non ci abbassiamo dinanzi alle difficoltà e non ci allontaniamo dalle quotidiane preoccupazioni, perché abbiamo le capacità per affrontare e vincere le grandi sfide lanciate da un mondo globale.